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violenza di genere – violenza domestica

VIOLENZA DI GENERE – VIOLENZA DOMESTICA

Violenza di genere, violenza domestica, fenomeni diffusi in tutto il mondo, frutto di una cultura patriarcale fatta di stereotipi, pregiudizi e schemi sociali, per la quale fin da piccoli si viene abituati ad avere determinate aspettative verso il genere femminile; per la quale è normale creare rapporti di dipendenza attraverso l’uso del controllo e del potere sui figli, sulle figlie e sulla partner; per la quale l’uomo non deve avere debolezze e viene abituato a reprimere e  nascondere le proprie emozioni.

Una cultura in cui per la donna è spesso difficile poter dare e/o dire la propria opinione sia in famiglia, che sul lavoro.

Quando si nasce e cresce in un ambiente nel quale vigono tali dinamiche, c’è un’alta probabilità per la donna di non essere in grado di cogliere i campanelli di allarme di una relazione tossica e per l’uomo di non comprendere che l’amore è un sentimento generoso ed altruista e non è certamente fatto di possesso, controllo, manipolazione, gelosia, violenza.

Il problema è quindi innanzi tutto di carattere culturale.

Abbandonare la mentalità patriarcale è dunque il punto di partenza per prevenire la violenza di genere e la violenza domestica e, in questo, chiunque può contribuire a fare la differenza.

In che modo? Alcuni esempi: coltivando il senso dell’equità, in termini di diritti e doveri tra uomini e donne; promuovendo l’educazione emotiva ed affettiva anche per gli uomini; stando attenti al linguaggio: il modo in cui si parla e i termini che si usano sono spesso condizionati da stereotipi e pregiudizi, per cui l’utilizzo di parole adeguate ha un incredibile impatto positivo su chi ascolta; riconoscendo la violenza fisica e quella morale quando la si vede sugli altri o la si subisce; non avendo paura di chiedere aiuto.

Sradicare la cultura del patriarcato è molto difficile per quanto è diffusa in tutto il mondo, quindi è fondamentale che le leggi contro la violenza di genere e la violenza domestica ci siano ma, soprattutto, siano ben fatte.

Nel nostro ordinamento giuridico la legge n.168/2023 fornisce un impianto normativo adeguato e decisamente arricchito e rinnovato rispetto al pregresso.

Le disposizioni che la caratterizzano, si comprendono se correlate alla ricca produzione legislativa sulle problematiche di diritto sostanziale e processuale relative alla questione sociale della violenza sulle donne, cui da oltre vent’anni l’ordinamento italiano fa fronte. E’altrettanto vero che tale produzione legislativa, pur apprezzabile nel contenuto e negli intenti, ha mancato di organicità e questo ha reso meno efficace ed immediato il lavoro degli operatori del diritto.

La L.168/2023 ha sicuramente dato un aiuto in questo senso. Essa si compone di 19 articoli che contengono modifiche del codice penale, del codice di procedura penale, delle misure di prevenzione e di natura amministrativa.

Le finalità di questa legge sono la speditezza della trattazione dei casi, l’adeguatezza della protezione della vittima prima, durante e dopo il procedimento penale, senza trascurare le questioni attuative dei percorsi di recupero degli autori della violenza; la specializzazione degli uffici, la formazione degli operatori, magistratura compresa, oltre alla possibilità per la vittima, ove versi in stato di bisogno, di richiedere un’anticipazione dell’indennizzo a carico dello Stato.

Tuttavia, nonostante il nostro Paese goda di tale impianto legislativo, l’ordinamento italiano è stato ripetutamente scrutinato dalla CEDU, Corte Europea per i Diritti Umani la quale, a seguito dei ricorsi proposti dalle donne vittime di violenza e dai loro familiari, ha riscontrato un grave scollamento tra le disposizioni di legge e la loro effettiva e pratica applicazione.

Si vuol dire in concreto che, secondo la CEDU, le Istituzioni italiane tendono a non intervenire in modo tempestivo ed efficace alle richieste di aiuto che ricevono dalle vittime di violenza, con ciò violando palesemente la Convenzione di Istanbul (2011).

Ma c’è dell’altro.

La CEDU ha attentamente valutato e prestato un’interessante attenzione alle idee, opinioni e ai valori che contribuiscono a formare il convincimento delle autorità italiane; monitorato e analizzato la giurisprudenza di merito per dar conto del ragionamento dei giudici, segnalando eventuali stereotipi anche in ambito giudiziario, segnalando lacune.

Queste attività sono sicuramente servite non solo a produrre la legislazione più recente, ma anche a promuovere un senso di autocritica e consapevolezza da parte degli operatori del diritto.

Nel frattempo gli obiettivi principali rimangono sempre gli stessi: prevenire i reati, punire i colpevoli e proteggere le vittime.