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RESPONSABILITÀ DELLE BANCHE PER CONCESSIONE ABUSIVA DI CREDITO
Con la sentenza 18 gennaio 2023 n. 1387 la Corte di Cassazione conferma il principio secondo il quale nei casi in cui le banche concedono prestiti a breve, nuovi mutui o affidi, mantenendo gli affidi esistenti, nonostante rilevanti scoperti per periodi medio-lunghi, violano il principio generale richiamato dal citato art. 5 TUB e la normativa speciale del settore creditizio, in particolare le Istruzioni di Vigilanza della Banca d’Italia di cui alla circolare n. 229 del 21.4.09 e l’Accordo di Basilea 2 sul rating.
Nella fattispecie la Corte di merito aveva rilevato una prolungata situazione deficitaria della società (poi fallita), con perdite costanti per anni e un sempre maggiore indebitamento con le banche, oltre alla discordanza tra i bilanci di esercizio e le dichiarazioni dei redditi e Irap e l’assenza di merito creditizio già conclamata. A fronte di tale stato di squilibrio, la società continuava però ad ottenere disponibilità creditizia, nonostante importanti e durevoli sconfinamenti che aggravavano l’esposizione bancaria.
Con tale condotta le banche hanno violato gli obblighi specifici sottesi al principio di sana e prudente gestione del credito e della normativa settoriale di vigilanza, perché, con la concessione abusiva del credito, hanno ritardato il fallimento della società, aggravando il passivo fallimentare. Conclude la Suprema Corte che “Alla stregua dei superiori principi, poiché nel caso di specie il danno fatto valere e’ quello cagionato alla massa dei creditori, quale posizione indistinta e riflessa del pregiudizio al patrimonio sociale, essendo indubbio che il peggioramento delle condizioni patrimoniali societarie arreca un danno a tutti i creditori, che vedono pregiudicata la garanzia patrimoniale generica e ridotta matematicamente la chance di soddisfare il loro credito”.